“Dialogo sulla libertà, per scelta per colpa” è un progetto fotografico con cui voglio raccontare con le immagini la libertà vista da due punti molto distanti tra di loro ma allo stesso tempo vicini, la vita in carcere e la vita in un monastero o convento. Dal nostro punto di vista entrambi hanno una libertà limitata, alcuni per scelta altri per colpa. Eppure non sono mondi così distanti tra di loro, alcuni religiosi (essendo persone e quindi con tutte le possibilità di errore dell’essere umano) sono finiti in carcere e ci sono detenuti che in carcere ha ritrovato la fede.
Per ora sono riuscito solo ad entrare nella casa circondariale di Pavia e di Vigevano, più complicato ottenere il consenso da un luogo di culto. Loro non sono li per mettersi in mostra ed ottenere la possibilità di fotografare i loro sguardi le loro distrazioni è difficile. Se guardate il video che raccoglie alcune delle fotografie realizzate in carcere noterete che non ho voluto raccontare la situazione difficile di vita delle persone che in quei luoghi vivono ma la capacità di sognare, di distrarsi. Un taglio positivo, di speranza non drammatico. Se qualcuno di voi che sta leggendo queste parole è in grado di fornirmi indicazioni che mi aiutino a raggiungere questo obiettivo vi sono grato.
Concludo questa spiegazione con le parole di un capo indiano Sioux Cervo Zoppo, sono state in parte l’ispirazione a questo progetto.
“Prima dell’arrivo dei nostri fratelli bianchi, e del loro tentativo di trasformarci in uomini civilizzati, noi indiani non avevamo prigioni.
E di conseguenza non avevamo nemmeno delinquenti: senza prigioni non possono esserci delinquenti.
Non avevamo serrature o chiavi: quindi non c’erano ladri.
Se qualcuno diventava così povero da non avere un cavallo, una tenda o una coperta,
gli venivano dati in dono.
Desideravamo possedere cose solo per poterle donare.
Non conoscevamo nessun tipo di denaro, così non usavamo la ricchezza come parametro per calcolare il valore di una persona.
Non avevamo leggi scritte, né avvocati, né politici, così non ci potevamo imbrogliare l’uno con l’altro.
Prima dell’arrivo dei bianchi eravamo proprio conciati male e non riesco a capire come potevamo cavarcela senza tutte quelle cose fondamentali che, come ci dicono, sono alla base di una società civile”.